lunedì 16 aprile 2018

Quanti anni hai per sapere tutte queste cose?

Conosco una ragazza, un tipo normale, nel senso che non è una strafica, bellona, pupa, vamp, velina. Una ragazza semplicemente carina.
Do sempre un grande valore all’aggettivo carino. C’è qualcuno che lo ritiene sminuente rispetto a bello, per me non è così, bello lo riesco a dire di una statua o un quadro, carino si adatta moto di più ad una persona perché ne travalica l’immagine spingendosi a connotarne l’essere.
Quella ragazza è un essere carino. 

Non so quanti anni abbia, ma la sua freschezza, la risata argentina, gli occhi neri e lampeggianti, la voglia di fare, indicano una trentina. 
E’ a Roma da poco, per lavoro, giovane collega di una mia amica.
Sono conscio dei 20 anni che ci separano, ma inevitabilmente mi ritrovo ad aprire la ruota di pavone.
Per carità capiamoci, la mia ruota di pavone è puramente verbale, attenta al rispetto del femminile, sono stato educato dalle femministe, quelle incazzose sul serio. 
Fare la ruota è per me affabulare, raccontare, illustrare, spiegare, dimenando le mani a sottolineare le parole.

La ragazza si dimostra recettiva: chiede, interagisce, non sopporta passiva il mio sproloquio di parole.
Il suo dire dimostra una bella testa, audacia nell’affrontare la vita, chiarezza d’idee. Questo la rende molto più carina del suo solo corpo. 
Chiacchiera anche lei, racconta con immediatezza, il suo nuovo lavoro, la voglia di iniziare a vivere da sola, lasciando la casa che condivide con il fratello e, intuisco, un ancor più trucido amico del fratello. 

L’amica che me l’ha presentata non si meraviglia quando organizzo una cena con tanti amici e gli chiedo di invitare anche la sua collega.
La mia amica?  - mi dice - ho capito, la tua nuova amica!
Serata all’aperto simpatica, piacevole, spensierata, fresca, con amici vecchi e nuovi, come solo l’estate permette di realizzare. 

Siamo ancora a parlare, in mezzo agli altri, che, a proposito di quello che stavamo mangiando, mi soffermo a parlare di cucina romana, dell’origine di quel cibo, della sua storia, della valenza sociale che aveva, della funzione che esplicava, di come sopravviva oggi. 
Mi ascolta per niente infastidita, guardandomi dritta negli occhi. Belli i suoi; m’interrompe, ride, dice la sua, richiede quello che non ha capito, butta lì un’analogia, mi prega di riprendere. Mi ascolta, attenta, sino alla fine. 

Sollevo il bicchiere di vino alla fine del mio parlare, accennando un brindisi, sono al primo sorso. Mi continua a guardare, gli occhi fissi nei miei, la guancia mollemente appoggiata su una mano, il gomito sul bordo del tavolo, la posizione elegante ma al tempo stesso rilassata. 
Si ridesta che sono al secondo sorso di vino, allunga la mano affusolata verso il suo bicchiere e lo porta alle labbra. Labbra che si schiudono, deliziose, così prive di trucco, inumidite dalla sera. 
Improvvisamente si ferma, il bicchiere alto, si protende verso di me, anche io mi avanzo dal lato opposto del lungo tavolo, non voglio baciarla ma lo sto già immaginando. Mi dice con una voce morbida ed occhio intrigante: 
Quanti anni hai per sapere tutte queste cose? 

Il mio braccio trema impercettibilmente, una goccia di vino mi cola dall’angolo destro della bocca. Lei si bagna le labbra nel suo bicchiere.
La goccia si stacca e precipita al rallenty verso la tovaglia bianca. 
La goccia cade, penso a quella fase detta con spontanea e innocente meraviglia, detta non per offendere ma per dare valore alle cose dette.   Detta per ingenua curiosità, per freschezza dell’essere, per spensieratezza, in una sola parola per giovinezza. 
La goccia si schianta silenziosa sulla tovaglia allargandosi in una piccola macchia rossa che si dirama nella trama sottile del cotone. 

Ho cinquant’anni appena compiuti, dico e subito mi pento della patetica precisazione dell’appena compiuti, sai che differenza dal suo punto di vista. 
Non nascondo mai chi sono nel virtuale, figuriamoci nel reale, poi del resto “L’arte di invecchiare” di Schopenauer l’ho già letto.

Colmo della sfiga un'altra mia amica, quasi coetanea, ha sentito la domanda, per questo da una manciata di giorni continua a prendermi per il culo, sarà mica gelosa?

Decido di mettere alla prova l'amica, la provoco inviandogli la precedente cronaca della serata:
·      rifiuta, secondo me mentendo, l’attribuzione del sentimento di gelosia;
·      ammette, da donna a me coetanea, un senso d’invidia per come ho descritto la gioventù della destinataria del mio parlare.

Il passaggio successivo è inviare la stessa cronaca al personaggio principale, a quella ragazza semplicemente carina.
Il giorno stesso arriva la risposta:
Caro Marco, ti ringrazio per l'omaggio letterario, davvero gradito e molto bello.
Comunque, per amor di verità, ho fatto quella domanda non seriamente, ma solo per fare una battuta perché stavi raccontando, con perizia, di tempi nei quali ovviamente non potevi aver vissuto ...
Non mi sarei mai permessa di fare una simile domanda sul serio, non per educazione, ma perché non ho mai badato molto all'età delle persone con cui mi trovo bene.
In ogni caso, quella parte del racconto è davvero forte, la goccia di vino al rallentatore ...

Quando pubblico la cronaca della serata sul mio primo blog, dieci anni fa, si scatena molto interesse:
·      messo in secondo piano l’elogio alla giovinezza che esso intrinsecamente rappresenta;
·      glissato sul suo eventuale valore letterario;
·      sorvolato sul ritmo narrativo che accelera e rallenta sino a dilatarsi all’inverosimile con la goccia che cade;
i commenti che in separata sede ricevo sono solo del tipo seguente:
·      Sto seguendo il tuo blog, tipo soap opera … Dai scrivi la prossima puntata ci stai tenendo col fiato sospeso.
·      Riuscirà il nostro eroe ad uscire da solo con la trentenne carina? Quali i futuri sviluppi … Si accettano scommesse.
·      Come non c'è altra puntata? Noi lettori che facciamo? Rimaniamo colla suspense? Ce la farà o non ce la farà?


Non ho mai scritto la seconda puntata.

14 commenti:

  1. E' come quando si legge un libro o si guarda un film invece di soffermarsi sulle emozioni che l'autore vorrebbe trasmettere,gustare la trama mano a mano che si sviluppa, coglierne il senso, si legge con superficialità, si vorrebbe arrivare già alla fine della storia, se gli "eroi" vinceranno, se ci sarà un seguito. I commenti...come il pubblico del web spesso abituato a leggere il gossip o vedere soap opera in tv.:-)

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    1. Ma certo, perchè il gossip incuriosisce, distrae dai problemi del nostro quotidiano, come detto anche da Paola. Prendi ad esempio Albano, Romina e la Lecciso che sono sono sotto i riflettori dei rotocalchi,e riviste di gossip, come finirà, se finirà, quando finirà, difficile resistere alla curiosità di dare anche solo una sbirciatina :-)

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    2. Onestamente di albano, romina e lecito nun me ne po frega' de meno. Non lo capisco il gossip, soprattutto quello rivolto ai presunti VIP

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    3. Ma come Signorini e company ci campano sul gossip!:-) volte penso che siano proprio gli stessi vip a contribuire al gossip, diffondere notizie, farsi beccare da paparazzi per far parlare di sé, altrimenti cadrebbe nel dimenticatoio.

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    4. Ma come Signorini e company ci campano sul gossip!:-) volte penso che siano proprio gli stessi vip a contribuire al gossip, diffondere notizie, farsi beccare da paparazzi per far parlare di sé, altrimenti cadrebbe nel dimenticatoio.

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  3. ho letto tutto d'un fiato, quasi incespicando sulle parole come stessi parlando, per poter arrivare alla fine e leggere l'evolversi della storia, ma ahimè, le ultime righe hanno fatto svanire ogni speranza...peccato... per cui, la curiosità mi porta a chiederti se non sono troppo indiscreta, com'è andata a finire?...sembrerà retorica, ma tutto quello che riguarda le vite altrui, induce nolente o volente curiosità, perche immedesimarci nelle vicissitudini altrui, ci fa evadere un po dal nostro quotidiano, dandoci quella boccata di ossigeno, che volendo possiamo anche chiamare gossip, ma che non fa male a nessuno.

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    1. Ecco, proprio quello che temevo:-)...

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    2. Ma non è andata finire male, RIDO, cambiato soggetto destinatario delle mie mire l'epilogo è nel post successivo :-)

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    3. mi piace il tuo dire "destinatario delle mie mire":-)...

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  4. Che peccato…
    Ed io che immaginavo già il sequel dieci anni dopo con tanto di sbavate di pastina o semolino. Certo anche quelle al rallentatore…
    :-)

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