Prende corpo allora la teoria più affascinante, che spiegherebbe l’assenza di tracce nella tradizione popolare, facendo risalire la carbonara al periodo della liberazione di Roma da parte degli alleati.
Interrompo la cronologia temporale per consultare la ”Grande Enciclopedia della gastronomia”di Marco Guarnaschelli Gotti, pubblicata nel 2008, composta di 600 voci per conoscere a fondo la gastronomia italiana e non solo, aggiornate e ampliate con grande rigore scientifico da un'equipe di esperti dell'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche.
Dai prodotti e dai piatti delle tradizioni regionali italiane a quelli stranieri recentemente accolti nel nostro paese, dalle tecniche ai personaggi: una grande opera non solo di cucina, ma sulla cucina e sulla cultura materiale, che include le normative e leggi che difendono le tipicità di uno dei maggiori patrimoni italiani.
Così descrive questa ipotesi Marco Guarnaschelli Gotti:
“quando Roma venne liberata, la penuria alimentare era estrema, e una delle poche risorse erano le razioni militari, distribuire dalle truppe alleate; di queste facevano parte uova (in polvere) e bacon (pancetta affumicata), che qualche genio ignoto avrebbe avuto l’idea di mescolare condendo la pasta.”
Insomma le truppe alleate non ci avrebbero portato solo la coca cola!
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