Su suggerimento di una delle belle donne mi frugo tutte le tasche alla ricerca di foglietti, e-mail, o quant’altro possa ricordarmi dove dormo. Nulla!
Ci risediamo.
Mi chiedono se proprio non ricordo il nome dell’albergo o quello della via.
Più che nomi pronuncio vani vocalizzi alla ricerca di qualche traccia di memoria.
Sui miei vocalizzi si alzano le loro ipotesi che si sovrappongono le uniche alle altre.
L’accavallarsi di suoni e di nomi, non mi aiuta, anzi mi confonde del tutto.
Il panico serpeggia, ma dove dormo questa notte a Milano?
Decido di rompere le scatole a Daniela, ricorderà certamente in quale albergo mi ha sistemato!
Daniela risponde al terzo squillo del cellulare, è ancora in macchia andando verso casa.
Alla mia richiesta ricomincia a ridere senza ritegno:
“Marco questa sera hai deciso di farmi morire dal ridere …”
Poi facendosi più seria aggiunge:
“Come puoi pretendere che mi ricordi il tuo albergo, ho dovuto sistemare centinaia di persone, in decine di diversi alberghi …”.
Riattacco salutando Daniela che mi appare sinceramente preoccupata, anche se ancora ride per il mio stato confusionale.
Un altro brivido corre lungo la mia schiena.
Le belle donne mi guardano, caritatevoli, sogghignanti.
Sicuramente penseranno che sono un coglione.
Ricominciano i suggerimenti. Concentrati. Pensa. Ricorda. Figurati, sono incapace di ricordare anche il mio numero di cellulare!
Finalmente con un urlo strappo dai meandri del mio cervello una traccia: “best”! Il migliore.
Il migliore di che?
Una delle quattro è rapidissima, la guardo negli occhi, sono verdi e bellissimi.
“Best Western”soggiunge suadente, sorridendo all’imbecille che sto reiteratamente dimostrando di essere.
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