Sono un tredicenne dei mitici anni ‘70, occhiali squadrati di metallo argentato, capelli castani ondulati sino alle spalle, in attillati jeans a zampa d’elefante, scolorito panciotto jeans indossato sopra una psichedelica camicia di cotone marrone scuto, ornata di ricami bianchi.
Sono le otto di una sera fredda, mi attardo con un amico bassista di tre anni più grande di me al bar contiguo al Teatro Brancaccio a Roma, bevo una china martini al vapore per scaldarmi.
Quando arrivo al botteghino del teatro i biglietti, per me costosi, sono già esauriti.
Non c’è un gran servizio d’ordine, considerando il periodo, c’è anche poca polizia.
Intorno alle nove e trenta, all’esterno del teatro comincia a serpeggiare tra la gente la notizia che il concerto sta iniziando, la spinta della folla eccitata non è più contenibile.
Vengono “aperte” le porte di sicurezza laterali, la folla di 300 giovani tra cui sono si precipita dentro, sparpagliandosi nel buio che avvolge la sala.
In quel preciso istante il folletto prende posizione seduto su uno sgabello.
Sentendo il rumore imprevisto provocato dalla gente che entra scomposta e chiassosa, si ferma e rivolge qualche incomprensibile “parolaccia” in perfetto english style verso la platea.
Strumenti già epici sul palco:
- la chitarra, una Gibson Les Paul std. Sunburst;
- il basso, un Fender Jazz Bass;
- un piano a coda e un organo Hammond w. Leslie,
- il flauto traverso, insolito nel rock, è la bacchetta magica del folletto.
L’introduzione eseguita al buio, soltanto con voce e chitarra acustica, poi l’aggiunta del piano, un possente riff di chitarra e tutta la band che parte all’unisono, la contemporanea accensione dei light-spots, mi accappona la pelle.
Immerso nel buio dell’atmosfera fantastica del teatro Brancaccio, solo con me stesso e le mie emozioni, consapevole di condividere un momento magico ed irripetibile con gli altri!
Il concerto continua, con un crescendo continuo e finisce con tutto il pubblico in piedi, accalcato sotto il palco, me incluso, delirante.
13 anni… China Martini… Fantasmi in gonnella scozzese, spiriti saltellanti.. Sentivi le voci… Intossicazione da etanolo?
RispondiEliminaSabbia penso si tratti del ricordo in occasione del concerto di un artista di altri tempi e l'emozione di partecipare come fan, arrivare e trovare i biglietti esauriti, galeotta fu la china martini che provocò il ritardo :-)
RispondiEliminaMa non c'era il divieto di vendere alcoolici ai minorenni o addirittura ai minori di 14 anni? Non mi dire che con la sua altezza spropositata lo scambiavano per ventunenne!
RispondiEliminaMa quando mai negli anni ‘70, andavo in fraschetta con i nonni che avevo 10 anni e non mi portavano mai l’acqua
EliminaEcco probabilmente dimostrava più dei suoi anni e lo scambiavano per maggiorenne :-), che poi controllavano i documenti? Mi sa di mo.
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