giovedì 5 luglio 2018

Indecidibilità della Simulazione

Nell'ambito della fantascienza esiste tutto un filone, che potremo chiamare degli universi paralleli, in cui il protagonista viene sbalzato in un altro mondo che in un primo momento, ad una osservazione superficiale, sembra totalmente simile al suo mondo abituale, ma che ben presto si rivela essere per mezzo di sottili indizi un mondo da sogno o da incubo a seconda di come si sviluppi il romanzo.
Come teoria standard degli universi paralleli si può assumere quella espressa da Fredric Brown in “What Mad Universe”, tr. it. “Assurdo Universo”, Mondadori, Milano, 1953.
L'angoscia di fondo dell'ignaro protagonista di un romanzo sul tema degli universi paralleli è proprio quella di dover prima o poi decidere se quello in cui si trova a vivere ed agire è proprio il suo mondo, quello in cui è nato e vissuto, di cui ha appreso le regole fisiche, logiche, comportamentali, sociali. In altri termini il suo problema è come poter decidere se la proposizione: questo è il mio mondo é vera o falsa?
Ora io so che in questo momento tu, ignaro lettore, stai leggendo un post intitolato “Indecidibilità della Simulazione”, che compare all'interno del Blog “Schegge cognitive” di Sagredo58. Il fatto di sapere esattamente cosa stai facendo ed in particolare cosa stai leggendo è un banale trucco da prestigiatore che chiunque scriva qualcosa è in grado di effettuare a patto di mischiare due universi paralleli, quello all'interno del quale si muove il lettore e quello in cui si svolge quanto scritto dall'autore.
Quello che voglio fare è istigare la nascita di un insano dubbio nella tua mente. Un dubbio che metta in discussione quale sia l'universo all'interno del quale ti collochi, per questo ritorniamo al fatto già assodato: che tu lettore stia leggendo il Blog “Schegge cognitive”.
Potrebbe accadere che piuttosto che navigare realmente le pagine del Blog tu lettore sia proiettato all'interno di una superba e realistica simulazione. Che tu stia leggendo qualcosa che vedi solo attraverso un impercettibile casco provvisto di visore binoculare stereoscopico. Che tu stia girando le pagine utilizzando un data glove che manovra un mouse virtuale, che le sensazioni tattili che percepisci toccando il mouse siano anch'esse ottimamente simulate a mezzo di vescicole gonfiabili poste nel guanto. Che tu riesca a sentire, tramite degli auricolari quadrifonici del casco, il fruscio delle ventole dell’immaginario computer, il bip che segnala l’arrivo di una e-mail virtuale. 
Se la tua lettura procede nel modo appena descritto tu lettore hai a che fare con un problema assai simile a quello di Winton, il protagonista del romanzo di fantascienza di F.Brown. Anche tu puoi porti il problema di prendere una decisione in merito alla tua localizzazione, decidere in quale dei due universi, il reale o il virtuale, stai leggendo il mio Blog. In altri termini il tuo problema si riduce a come poter decidere se la proposizione: “questa è una simulazione” é vera o falsa?
Indipendentemente se posti all'interno di una simulazione o all'interno della realtà, dobbiamo distinguere tra la conoscenza delle cose, come trasmessa dai sensi (Nel senso in cui B.Russel scrive knowledge by acquietance o S.K.Langer a most direct and sensous knowledge) e la conoscenza sulle cose.
Una volta definita la conoscenza trasmessa dai sensi, una conoscenza di primo livello, la conoscenza sulle cose rappresenta un secondo livello di conoscenza, in altre parole conoscenza sulla conoscenza o meta-conoscenza.
La somma delle esperienze condotte con queste cose e con la loro conoscenza ci consente di formarci una visione unitaria del mondo, di tutto ciò che accade, reale o virtuale, in cui esperiamo. Questa visione unitaria è una conoscenza del terzo livello poiché elaborata sulla base della conoscenza sulle cose, la potremmo chiamare meta-meta-conoscenza.
Per distinguere tra reale e simulato, questo terzo livello non basta ancora, per superare l'indecidibilità che ci ossessiona, bisogna arrivare ad un quarto livello di conoscenza, quello della meta-meta-meta-conoscenza. E' questo quarto livello, al quale la mente inizia a vacillare, almeno la mia, che ci permette di trattare simultaneamente con cose sia reali, sia virtuali. Sono questi metainviluppi, riccioli ricorsivi di conoscenza, il materiale con cui costruire gli strani anelli.
Se invece questo confronto tra cose reali e simulate ci è impossibile, come accade una volta calzata completamente l'armatura fatta di casco e data glove, riprecipitiamo al terzo livello cognitivo, a scontrarci duramente con quella esemplificazione di massima umiltà che è il teorema di Gödel. Quest'ultimo afferma la presenza, all'interno di un qualsiasi sistema formale, nel nostro caso il mondo in cui siamo immersi, reale o simulato che sia, di preposizioni indecidibili, delle quali cioè non si possa dire se siano vere o false. Una delle più famose di queste preposizioni indecidibili è quella inerente Epimenide, il Cretese che sparlava dei Cretesi sostenendo che fossero tutti bugiardi.
Ne consegue che la proposizione questa è una simulazione una volta indossato il casco ed i guanti diviene indecidibile. Questo risultato era ben noto, ancora prima che Godel formulasse il suo teorema, per l'esattezza dal 1921, anno in cui fu stampata la prima edizione del Tractatus logico-philosophicus.
Dire questa è una simulazione equivale a dichiarare l'esistenza di qualcosa oltre i confini di questo mondo simulato, affermare l'esistenza della realtà al di fuori della simulazione. Ciò non è possibile né dal punto filosofico, come dice chiaramente Wittgenstein, né da quello logico-matematico, come dice involutamente Gödel.
Si conclude che il plurale universi utilizzato inizialmente è una contraddizione in termini. L'unico "modo" per decidere l'indecidibile, per rompere gli strani anelli che imprigionano la nostra mente, un "modo" sicuramente inaccettabile per Gödel e Wittgenstein, è tornare ad attuare una strategia d'emergenza: tenta lettore di sederti all'interno di una realtà virtuale, il doloroso atterraggio che ne consegue, rappresenta, infatti, il modo più rapido per risalire del livello meta-cognitivo necessario.


Questo post rappresenta il centro di gravità attorno al quale ruotano alcuni tra i concetti più affascinanti in cui mi sono imbattuto: gli strani anelli di D.R.Hofstader, i paradossi matematici di B.Russel, i frames di M.Minsky, la realtà della realtà di P.Watzlawick, il limite del pensiero di L.Wittgenstein, le proposizioni indecidibili di K.Gödel. I libri da consigliare per l'approfondimento di questi concetti non sono pochi, ma, più che il loro numero e la mole di alcuni, quello che va valutato è il serio impegno intellettuale che la loro lettura richiede.

Per gli strani anellisi veda:
[1]         D.R.Hofstadter, Gödel, Escher, Bach: an Eternal Golden Braid, 1979, [tr. it. Gödel, Escher, Bach: un'Eterna Ghirlanda Brillante, Adelphi, Milano 1984];
[2]         D.C.Dennet, Brainstorms, 1978, [tr. it. Brainstorms, Adelphi, Milano, 1991].
Per i frames:
[3]         M.Minsky, The Society of Mind,1985,  [tr. it. La Società della Mmente, Adelphi, Milano 1989].
Per il limite del pensiero:
[4]         L.Wittgenstein, Logisch-philosophische Abhndlung, 1921, [tr. it. Tractatus logico-philosophicus, Einaudi, Torino, 1968].
Per la realtà della realtà:
[5]         P.Watzlawick, How real is Real?, [tr. it. La realtà della Realtà, Astrolabio, Roma, 1976];
[6]         P.Watzlawick, J.H.Beavin, D.D.Jackson, Pragmatic of Human Communication a study of Interactional Patterns, Pathologies, and Paradoxes, 1966, [tr. it. Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio, Roma, 1971];
[7]         S.K.Langer, Philosophy in a New Key, Harward University Press, Cambridge, 1942.
Per le proposizioni indecidibili:
[8]         E.Nagel, J.R.Newman, Gödel's Proof, 1958, [tr. it. La prova di Gödel, Boringhieri, Torino, 1961];
[9]         K.Gödel, Ueber formal unentscheidbare Satze der Principia Mathematica und verwandter Systeme I, 1931, [tr. it. Proposizioni formalmente indecidibili dei Principia Mathematica e di sistemi affiniin E.Agazzi, Introduzione ai problemi dell'assiomatica, Vita e pensiero, Milano, 1961].
Per i paradossi matematici:
[10]       A.N.Whitehead, B.Russel, Principia Mathematica, Cambridge University Press, Cambridge, 1910-13.

8 commenti:

  1. Al quarto capoverso mi sono detta : "Schegge cognitive"? E che cazz! Ma se i blog di Marco si sono sempre chiamati "Sogni digitali"! Aspetta che leggo il resto per capire l'inghippo...

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    1. Sabbia anch'io pensavo di essere entrata nel blog "sogni digitali" invece sembra che mi sono persa all'interno di "schegge cognitive"...mah...non so più dove sono, mi sa che devo rileggermi il tutto con calma...magari mi ritrovo:-))

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    2. Schegge Cognitive non era un blog, ma un vero e proprio sito, dove invece che post seriali comparivano articoli come questo, solitamente molto più lunghi. Questo Testo ha un'origine antiche, inizialmente elaborato per la rubrica note di teoria, ospitata sulla rivista di cinema Filmcritica a cui ho saltuariamente collaborato dal 1988 al 1991

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  2. E mo', che ho finito di leggere il post, mi viene in mente il racconto orientale dell'uomo che si addormentò e sognò di essere una farfalla: non sapeva più se fosse l'uomo o la farfalla che sognava di essere un uomo... Potrei ipotizzare che la soluzione potrebbe consistere in una scelta inconsapevole: per me stesso non sono qualcosa di assolutamente vero in qualsiasi sistema di riferimento; ma ciò che mi gratifica di più e mi crea meno disordine dentro. Potrei scegliere il sogno se il sogno mi facesse stare bene: qualcuno avrebbe il diritto di condannarmi per questa scelta?

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  3. https://www.youtube.com/watch?v=9kJjCdV3JdM&index=17&list=RD94dY-QxjDiE

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  4. Ti ho mandato un racconto; ma, per favore, non usarlo, è personale

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