martedì 1 maggio 2018

Elogio del bere a. CC. – Spuma Paoletti

Una carrellata su quello che bevevano i ragazzini negli anni dell’Italia ancora in bianco e nero, degli anni ’50, '60, un’Italia che potremmo definire ancora a. CC. , ovvero Ante CocaCola, anche se questa in Italia era arrivata con gli Americani, alla fine della seconda guerra mondiale.

La spuma, è una bevanda antica e particolare, una bibita di basso costo, diffusissima a partire dagli anni ’40 in tutta Italia,onnipresente bevanda del baretto e dell’oratorio …
Ufficialmente la spuma è una bibita analcolica a base di acqua gassata, zucchero, quantità variabili di caramello e aromi vari tra cui:
  • succo di limone, 
  • infuso di scorze di arancia, 
  • rabarbaro, 
  • vaniglia, 
  • spezie. 
Proprio a causa della varietà degli aromi usati per la produzione, stabilire una ricetta unica è impossibile, ognuno creava la propria spuma come meglio credeva, cercando di renderla in ogni caso dolce e dissetante.

Non è chiara quale sia la storia di questa bevanda dissetante, che ha accompagnato per decenni le estati di grandi e piccini. 
Nasce e viene consumata soprattutto nel nord Italia ma anche nel Centro, in particolare in Toscana, a cavallo tra l'800 e il '900, come derivazione della gazzosa o gassosa che risale addirittura al 1888. 
In quel periodo molti paesi e città d'Italia avevano il proprio produttore locale di bibite gassate. 
Ognuno di questi piccoli bibitai artigianali, detti anche "gazzosai", preparava e personalizzava con i propri ingredienti queste bevande, tanto da creare una varietà di marche e di gusti decisamente ampia grazie alla loro semplicità di preparazione. 
Per questo è impensabile attribuire il merito dell'invenzione della spuma ad una sola persona.
Il termine spuma deriva dal più anglofono "soda", che sta ad indicare una qualsiasi bevanda alcolica gassata a prescindere dal gusto che ha e da chi la produce.
Tanti i tipi di spuma:
  • spume aromatizzate all'arancia, al cedro, al bitter, alla menta;
  • spume bianche o bionde, molto simili alla gassosa, 
  • spume nere. 
Le più conosciute sono senza dubbio queste ultime due varietà, bionde e nere, per la preparazione delle quali ogni produttore ha una propria ricetta che differisce leggermente l'una dall'altra.

La spuma bionda nasce nella seconda metà dell’800, si dice a causa di un innalzamento del prezzo del cedro, grazie a un oste creativo che prese a miscelare gazzosa, con sultanina (moscato per l'esattezza), altri aromi naturali misteriosi e caramello. 

La spuma nera nasce nel 1938, per iniziativa di Antonio Verga fondatore dell’azienda Spumador, si dice per carenza delle materie prime necessarie per il chinotto, realizzata mediante infusione di 17 aromi tutt'oggi segreti, successivamente 

Le spume aromatizzate, ai gusti arancio, cedro e ginger, arrivano dopo.



La diffusione di questa bibita dissetante era molto ampia (in alcune zone d'Italia e sconosciuta in altre), soprattutto tra le classi operaie, grazie al suo prezzo contenuto rispetto alle concorrenti di marche internazionali, e alla sua facile reperibilità. 
Si trovava facilmente al bar, dal droghiere, in qualche vecchia trattoria e negli oratori. 
Veniva consumata da anziani, adulti e ragazzi per trovare sollievo alla calura estiva, per una pausa durante il lavoro, con pasti o panini, come accompagnamento durante una serata tra amici.
Sia da sola che miscelata, più o meno come succedeva con la gassosa, costituendo una sorta di antenato dello spritz:
  • la spuma abbinata al vino il mix più popolare negli anni'50-'60, si chiedeva il "sù e giò" per avere un bicchiere di spuma nera e vino rosso, in Toscana si chiedeva il "mezzo e mezzo" per farsi allungare il vino con la spuma. 
  • la bionda veniva mischiata con la birra per ottenere un cocktail gustoso e dissetante.
L’ordinazione tipica era:
Un pezzo di salato e una spuma bionda!

La mia preferita era la spuma nera Paoletti, prodotta industrialmente dal 1922 a Folignano

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Oggi non ha più la fama di un tempo, non viene più impiegata nella preparazione di cocktail e aperitivi, ma sta vivendo una sorta di rinascita grazie al suo prezzo contenuto e alla sua semplicità. 

7 commenti:

  1. Quand'ero bambina c'era una signora anziana, la Rosetta, che vendeva dolciumi, tra i quali c'erano anche i "ciucci": bottigliette chiuse con un ciuccetto di plastica con dentro bevande colorate dolci: cedrata, gazzosa, spuma... Qualche panettiere dalle mie parti le vende ancora per i bambini però bisogna fare attenzione a non confonderle con le bottigliette di "spumadoro", un aroma di agrumi colorato in giallo con la curcuma che in Veneto si usa per le focacce di Pasqua.

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    1. I ciucci dalle mie parti non me li ricordo

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    2. A volte si è tentati di pensare l'Italia come un insieme omogeneo con le stesse consuetudini a tutte le latitudini, esattamente fino ai confini con gli altri stati europei. Basta un nulla come un "ciuccio" di acqua zuccherata e colorata a dimostrare che non c'è alcuna uniformità e che una precisa sovrapponibilità culturale non si può decretare con una bandiera.

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    3. Sapeva bene Ugo Pellas che ogni 20-30 km cambiava tutto, il futuro globalizzato sarà più omogeneo, all’interno è fuori d’Italia

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  2. Sabbia ricordo anch'io d'aver bevuto una bevanda dolce zuccherosa per bambini venduta in piccole bottigliette chiuse da un ciuccio. Usavano anche da me, forse come il "trinchetto" a questo link: http://www.trinketto.com/it/category/storia/

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