La storia del
misterioso naufrago, almeno quella di cui si abbia evidenza oggettiva, inizia
il tra fine agosto e inizio settembre del 1871, nel Golfo di Napoli, nemmeno un
anno prima del naufragio.
Che ci fa qui?
Collauda il suo istrumento, alla presenza di un
vasto e variegato pubblico, autorevoli personaggi, notabili, esperti:
·
il Comandante del Porto,
·
il Vice Prefetto,
·
diversi professori universitari,
·
molti giornalisti,
·
tanti semplici curiosi.
Le cronache del tempo
riferiscono che:
·
verso mezzogiorno,
·
nella rada di Baia, racchiusa tra punta Lanterna
a sud, su cui s’erge il castello Aragonese, e punta Epitaffio a nord, un antico
cratere vulcanico;
·
l’istrumento
del futuro naufrago è calato, vuoto, sul fondo marino, profondo 70 metri;
·
per saggiarne la resistenza allo schiacciamento
dovuto alla pressione.
Riemerso senza segni
di danneggiamenti l’istrumento,
un quotidiano racconta cosa fa il futuro naufrago davanti a quella platea di
notabili, esperti e semplici curiosi:
Sicuro di sé entrò
nella Talpa marina e discese lentamente nel fondo del mare. […]
Questa discesa
attraverso 70 metri d’acqua, fu compiuta nello spazio di tre minuti e mezzo;
ed allorché la
macchina dopo qualche tempo ritornò a galleggiare, ed aperta la porta lo si
vide uscire sorridente e tranquillo, gli applausi furono generali.
L’obiettivo della dimostrazione pubblica è convincere tutti
che la Talpa-marina:
·
non solo è in grado di raggiungere il fondale
marino,
·
può anche muoversi ed esplorare questo ambiente
così ostile ed al tempo ignoto.
Nessun commento:
Posta un commento