Per irrilevanza dei
cattolici in politica intendo la progressiva (e auspicabile) sparizione della
coscienza religiosa dalle urne, che:
- inizia a scemare nel 1978, 40 anni fa, dopo la morte dell'ultimo
papa italiano, Paolo VI;
- si accentua nel 1994, con la fine della Democrazia Cristiana, anche
se il Papato, la Conferenza episcopale, il ruolo dei cattolici, rimangono ancora
ago della bilancia del sistema bipolare, centrodestra/centrosinistra, che
si tenta di creare;
- si evidenzia palesemente la prima volta nelle ultime elezioni
politiche del 2018, le prime che registrano, la non correlazione del
voto cattolico con i temi cari alla chiesa (famiglia, vita, nascite, bioetica,
sessualità).
Per irrilevanza della
tradizione cristiana intendo l’avvento di una chiesa che si libera del gravoso
freno della sua storia bimillenaria, che:
- si presenta come un'Autorità morale e sociale, che privilegia
l'attualità ed il presente, che cita più il filosofo Zygmunt Bauman della
modernità liquida, che il vetusto Dottore della Chiesa San Tommaso;
- si trasforma in una organizzazione senza fini di lucro (ONG), indipendente
da Stati e organizzazioni governative internazionali, finanziata tramite
donazioni, come fosse una Emergency
in abito talare.
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