Più che raccontare la
storia del Nautilus, sia esso:
·
un’idea fantascientifica, come quello di Verne;
·
una scoperta di biologia marina, come il
mollusco;
·
un’incompresa invenzione da parte delle marine
militari di Francia e Gran Bretagna, come quello di Fulton;
·
l’evoluzione tecnologica conseguente alla
comprensione delle marine militari, come quello dell’US Navy;
·
…
Quella che voglio raccontare
è la storia di una Talpa, una
storia:
·
che si
svolge negli anni, 1860-1885, in cui tanti inventano e sperimentano strumenti mobili nell’elemento mobile, per
muoversi nelle profondità di mari ed oceani, spesso rischiando la propria vita;
·
contemporanea
al Nautilus di Verne, forse con esso
addirittura interferente, quello che parrebbe l’epilogo della storia, un
naufragio sulle coste nord occidentali della Sardegna, avviene nel 1872, evento
che si colloca esattamente a metà tra la pubblicazione di Ventimila leghe sotto i mari (1870) e quella di L'isola misteriosa (1874);
·
tutta
italiana (sarà vero?);
·
che
s’interseca con la mia amata Sardegna, da Capo Carbonara a sud, passando
per Cagliari, l’Isola di San Pietro e Carloforte, sino a Porto Ferro a nord;
·
d’innovazione
tecnologica, che ben dimostra l’entusiasmo ottimista dell’Europa a cavallo
tra fine ‘800 e inizio ‘900, per le macchine che aiutano l’Uomo a conquistare
tutto il mondo;
·
perduta,
di cui si è detto, scritto ed ormai si sa, poco o nulla.
Perché se parlo di una
Talpa, ho cominciato dal motto mobilis in mobili?
Perché anche quella
che voglio raccontare è la storia di un mobile nell’elemento mobile,
una Talpa
marina dunque, e del suo inventore
e “capitano” che, diversamente:
·
dalla finzione del Nautilus di Nemo,
·
come dalla realtà del Nautilus di Fulton,
non sono passati alla
storia.
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