giovedì 2 agosto 2018

E’ tornato il folletto, per farmi viaggiare indietro nel tempo! – 5 Finali

Perché la scelta di tratteggiare tanti diversi Gerald Bostock? 
Risponde Ian Anderson:
"Quando nel febbraio 2011 ho cominciato a lavorare sull'idea di questo nuovo album, ho buttato giù su un pezzo di carta 15 o 20 possibili esiti nella vita del bimbo prodigio del primo album. 
Ne avrei scelta soltanto una, questo era il mio primo progetto. 
Ma nel corso di un'esistenza ci sono salti improvvisi, cambi di direzione, e allora mi sono concentrato su cinque possibili Gerald e ad ognuno ho associato due brani, il primo sulla crescita e il secondo sul presente. 
Ho inoltre deciso che i 2 pezzi non avrebbero superato insieme i 15 minuti, per poter restare all'interno dei tempi dell'edizione in vinile, a cui ho sempre guardato come il formato principe. 
Tratteggiare tanti diversi Gerald Bostock non risponde tanto alla curiosità di vedere cosa sia mai diventato quello studente così precoce e geniale, è utile piuttosto per riflettere su come si sviluppano le vite di tutti noi, su come cambiano direzione tra opportunità e incidenti, per quanto piccoli e senza significato essi ci possano sembrare nel momento in cui accadono". 
Alla fine della storia raccontata nel disco le strade, apparentemente così distanti, si riuniscono in una sorta di finale guidato da qualcosa di simile al destino. 


mercoledì 1 agosto 2018

E’ tornato il folletto, per farmi viaggiare indietro nel tempo! – Thick as a Brick 2

Nel 2012, in occasione del 40º anniversario della pubblicazione del album del 1972 Thick as a Brick, Ian Anderson ne pubblica a suo nome il sequel, Thick as a Brick 2 o più sinteticamente TAAB2.
Sono passati 40 anni, il giornale riprodotto sulla copertina dell’album non è più, come nel 1972, un quotidiano di carta, ma la sua versione de materializzata: il sito internet del "St. Cleve Chronicle". 
Thick as a Brick 2, riprende la storia di Gerald Bostock, premiato all'epoca come poeta in erba, diventato oggi un signore di mezza età, sempre con il pallino per la scrittura: è ancora lui, l'alter ego di Ian Anderson, che, a 48 anni appena compiuti, firma ancora una volta i testi di questo nuovo album. 
Che fine ha fatto Gerald Bostock? 
E’ la domanda sottesa al nuovo concept album.
Attraverso i diciotto brani che compongono il disco, si delineano alcuni possibili percorsi che il ragazzo avrebbe potuto intraprendere nel corso degli anni, una sfilata di alter-ego che illustrano svolte potenziali, scherzi del destino, opportunità. 


martedì 31 luglio 2018

E’ tornato il folletto, per farmi viaggiare indietro nel tempo! – Kokopelli

Kokopelli è una divinità preistorica delle tribù indiane d’America, considerato anche come simbolo della felicità, della gioia e della fertilità:
  • per i Navajo, rappresenta uno spirito guida e un cantastorie di favole di altre tribù, come anche un commerciante ambulante che porta nel suo personale sacco (rappresentato dalla sua curvatura) merci leggere: piume, conchiglie, pietre semipreziose e semi.
  • per gli Hopi, trasporta i bambini non nati sulla sua schiena e li distribuisce alle donne, cosa per cui le giovani ragazze spesso ne hanno paura;
Kokopelli  è disegnato come un uomo stilizzato con un'accentuata curvatura della sua schiena mentre danza attorno ad un fuoco e suona il suo flauto.
Come espressione della fertilità, per la sua particolare curvatura della schiena, Kokopelli viene descritto come un suonatore particolare: il suo personale flauto è il suo stesso pene.
Nelle sue apparizioni Kokopelli visiterebbe i villaggi suonando il suo amato flauto e trasportando i semi nel suo fagotto (in molti pensano che la sua curvatura rappresenterebbe in realtà il sacco delle merci).

Più una leggenda vede Kokopelli responsabile della conclusione dell'inverno e dell'inizio della primavera: mentre cammina tra i vari villaggi suonando il suo flauto, il sole spunta nel cielo e la neve si fonde, l'erba si colora di un rigogliosissimo verde, gli uccelli cominciano ad intonare canti di gioia e tutte le creature viventi si riuniscono intorno per sentire le sue storie.


lunedì 30 luglio 2018

E’ tornato il folletto, per farmi viaggiare indietro nel tempo! – Krishna

Krishna è, nella tradizione religiosa induista, il nome di una incarnazione del dio Visnu, l'Essere supremo.
Per alcune correnti religiose induiste egli è tuttavia considerato direttamente l'Essere supremo stesso e non semplicemente una sua manifestazione.
Alcuni dei numerosi appellativi di Krishna lo collegano al flauto:
  • Colui che rapisce la mente col flauto.
  • Colui che regge il flauto.
  • Incantevole suonatore di flauto.
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Numerose sono le rappresentazioni di Krishna  con il flauto traverso, in queste compare eretto sulla gamba sinistra, con la destra piegata a poggiare a terra solo la punta del piede.


domenica 29 luglio 2018

E’ tornato il folletto, per farmi viaggiare indietro nel tempo! – Equilibrista

La tendenza di Ian Anderson a stare su una gamba sola mentre suona il flauto è nata per caso. 
Durante lunghe prove, era su una gamba mentre suonava l'armonica, tenendo il microfono per stare in equilibrio. Un giornalista lo descrisse, sbagliando, come in piedi su una gamba sola a suonare un flauto.  Decise così di sfruttare questa reputazione, anche se inizialmente con qualche difficoltà. 
Solo successivamente venne a conoscenza, rimanendone piacevolmente sorpreso, delle rappresentazioni iconiche di varie divinità che suonano il flauto, mostrate in piedi su una gamba sola, in particolare:

  • Krishna,
  • Kokopelli.

sabato 28 luglio 2018

E’ tornato il folletto, per farmi viaggiare indietro nel tempo! – Iconico e Poilistrumentista

La carriera di Anderson è sempre stata caratterizzata da un'immagine fortemente distintiva sulla scena, spesso in contrasto la diffusa cultura della musica rock. 
Ha tratto ispirazione dal folklore inglese, usato sempre grande autoironia e parodia di se stesso, apparendo nel tempo come:

  • giullare medievale, 
  • menestrello elisabettiano,
  • signorotto di campagna inglese o proprietario terriero scozzese, 
  • astronauta, 
  • motociclista, 
  • pirata.
  • vagabondo. 

Oltre che cantante solista, Ian Anderson è un eccezionale polistrumentista; negli album dei Jethro Tull Anderson ha suonato occasionalmente una varietà di altri strumenti, tra cui:
  • armonica, 
  • chitarra elettrica, 
  • basso, 
  • violino,
  • sassofono, 
  • trombone,
  • tastiere, 
  • organo Hammond, 
  • percussioni.

La leggenda narra che da ragazzino, il volenteroso musicista autodidatta Ian Anderson, sia andato a vedere un concerto di Eric Clapton, decidendo poi di non dedicarsi ad un solo strumento ma a più d'uno, perché conscio che non sarebbe mai stato all'altezza del chitarrista inglese.
Scambiò la sua chitarra elettrica con un flauto traverso e, dopo alcune settimane di esercizio, scoprì che poteva suonare abbastanza bene sia in stile rock che blues.
Ha continuato a suonare la chitarra acustica, utilizzandola sia come melodica sia come strumento ritmico. 


venerdì 27 luglio 2018

E’ tornato il folletto, per farmi viaggiare indietro nel tempo! – Ian Anderson

Ian Scott Anderson (1947), scozzese, cantautore, musicista, polistrumentista, è il leader del gruppo storico progressive dei Jethro Tull.
Scozzese di nascita, cresciuto nella capitale Edimburgo, nel 1959 si spostò con la famiglia a Blackpool, Inghilterra dove ebbe un’educazione tradizionale per poi proseguire con studi artistici.
Da ragazzo Anderson lavorò presso un negozio di Blackpool e poi come venditore in una edicola. 
Nel 1963 formò The Blades con alcuni compagni di scuola, una band soul e blues, con Anderson alla voce e armonica a bocca, non ancora con il suo celebre flauto.
Nel 1965, Anderson si era trasferito a Luton dove incontrò il batterista Clive Bunker e il chitarrista e cantante Mick Abrahams. 
Insieme a Glenn Cornick, il bassista, creò la prima formazione dei Jethro Tull di cui resterà leader per più di 50 anni.
Anderson è autore dei testi e delle musiche della maggior parte dei brani dei Jethro Tull. 
I suoi testi, spesso complessi, ironici e sarcastici:
  • talvolta affrontano in modo molto diretto e corrosivo, temi religiosi, politici e morali;
  • altre volte combinano generi che vanno dal folk al mitologico al fantastico.
L'attività di Ian Anderson negli ultimi anni è concentrata soprattutto sulle perfomance dal vivo. Dice: 
"Non potrò continuare a farlo tutta la vita, perciò finché posso mi piace suonare in ogni angolo del mondo". 

Un brano particolarmente noto dei Jethro Tull, “Bourée”, libere ed estrose variazioni da un tema di J.S. Bach, è considerato paradigmatico della sua tecnica.

giovedì 26 luglio 2018

E’ tornato il folletto, per farmi viaggiare indietro nel tempo! – Jethro Tull

Negli ultimi mesi del 1967, quattro capelloni si ritrovano a Luton, cittadina del Bedfordshire, nel sud dell'Inghilterra. I talenti genuini e poco accademici di Ian Anderson, Mick Abrahams, Glenn Cornick e Clive Bunker, si uniscono per dar vita alla formazione originale dei Jethro Tull, gruppo rock che prende il nome dall’omonimo agronomo pioniere della moderna agricoltura.
Nel 1968 i Jethro Tull si sono costruiti un seguito come volto nuovo nella scena musicale underground di blues revival, pubblicano l'album "This Was" che, pur pagando un tributo alla tradizione blues dalla quale proveniva la band, conteneva già  accenni delle influenze più vaste che sarebbero diventate evidenti dopo.
Nel 1969 si imbarcano, nella registrazione della pietra miliare "Stand Up" che gli fa raggiungere il primo posto nelle classifiche inglesi. 
Le influenze classiche, jazz, folk ed etniche rendono questo disco eclettico un punto fermo per la storia iniziale del gruppo. 
Da qui inizia un'ascesa esplosiva che culmina nei tre anni successivi con le copertine su Time e Rolling Stone, cinque serate al Forum di Los Angeles e tre al Madison Square Garden di New York. 
Alcuni singoli di successo incrementarono la popolarità nei primi tempi, tra questi, "Living in the Past". 
"Aqualung" e i concept album "Thick as a Brick" e "A Passion Play" confermano l'etichetta progressive rock. 
Nel corso degli anni '70, '80 e '90 fino al nuovo millennio, i loro album e concerti hanno dimostrato ad ogni latitudine la perdurante credibilità artistica di un complesso sempre capace di rinnovarsi. 
Inizialmente con uno stile blues, i Jethro Tull hanno attraversato la storia del rock, passando per vari generi, dal classico al folk rock, dal progressive alla musica etnica, dal jazz all'art rock.
La musica dei Jethro Tull è contraddistinta, soprattutto, dalla presenza dominante del flauto traverso, suonato dal carismatico leader Ian Anderson.
La popolarità del gruppo ha raggiunto paesi dove la musica rock non era stata ancora promossa e la leggenda dei Jethro Tull ha preso piede da Buenos Aires fino a Budapest. I fans sono stati ricompensati con concerti in luoghi dove altri gruppi avevano paura a suonare, o semplicemente non erano interessati a farlo. 
Dopo 50 anni di attività musicale, circa una trentina di album al loro attivo e più di 60 milioni di dischi venduti, più di 2.500 concerti in 40 paesi, i Tull sono ancora sulla cresta dell'onda, impegnati mediamente in un centinaio di concerti all'anno che richiamano vecchi e nuovi fans, suonando davanti a 300.000 persone l'anno. 


mercoledì 25 luglio 2018

E’ tornato il folletto, per farmi viaggiare indietro nel tempo! – Concept Album

La leggenda vuole che l'idea di realizzare un concept album sia venuta a Ian Anderson dopo che i critici avevano etichettato come tale il precedente album dei Jethro Tull, Aqualung.
Un concept albumè un disco 33 giri in cui tutte le canzoni ruotano attorno a un unico tema o sviluppano complessivamente una storia. Questa formula è diventa uno dei tratti distintivi del rock progressivo.
Il rock progressivo, spesso semplicemente chiamato musica prog, è una corrente della musica rock nata in Inghilterra alla fine degli anni sessanta, sviluppatasi principalmente negli anni settanta.
Il nome rimarca il fatto che questo genere rappresenta la progressione del rock dalle sue radici blues, di matrice americana, ad un livello maggiore di complessità e varietà compositiva, melodica, armonica e stilistica, anche mediante l'utilizzo di elementi provenienti da altre tradizioni musicali.
Il progressive ha come obiettivo dare alla musica una finalità estetica, renderla un'opera d'arte. 
Si tratta di un genere colto, che richiama continuamente la musica classica e jazz, pur essendo suonato con gli strumenti tipici del rock. 
Con Thick as a brickIan Anderson vuole prendere ironicamente le distanze dalla moda stessa dei concept album tipica del rock progressivo, portando l'idea al suo eccesso: un singolo, monolitico brano. 


martedì 24 luglio 2018

E’ tornato il folletto, per farmi viaggiare indietro nel tempo! - Thick as a Brick

Duro come un mattone”, in inglese si scrive “Thick as a brick”.
Thick as a brickè un album dei Jethro Tull, una suite metafisica con forti connotazioni rock, blues e folk. 
Il magico folletto è Ian Andersoncon la sua bacchetta magica, il flauto traverso.
Un disco rivoluzionario, persino per i rivoluzionari canoni del rock progressivo degli anni ‘70, che certo aveva abituato i suoi estimatori alla lunghezza dei brani, diventati ormai vere e proprie suite.
Mai nessuno aveva raggiunto la durata "monstre" di un unico brano che si snoda lungo i solchi dell'album di vinile senza soluzione di continuità, se non quella necessaria per ribaltare manualmente l'ellepì ed ascoltarne così la seconda faccia. 
Thick as a Brickè un concept album, considerato uno dei momenti più alti della carriera dei Jethro Tull, perfetto esempio del particolarissimo approccio del gruppo al rock progressivo
I testi sono presentati come opera di un immaginario bambino prodigio, il poeta Gerald Bostock. 
La copertina è caratterizzata da un packaging insolito: il fronte è un intero quotidiano ripiegato e sfogliabile, un inesistente St. Cleve Chronicle del 7 gennaio 1972. 
In prima pagina la notizia della premiazione dell'immaginario Bostock e, all'interno, i testi dell'opera, confusi tra altri articoli.
Thick As A Brick attenua le tendenze hard-rock dei Jethro Tull, recuperando le radici folk di Ian Anderson introducendo arrangiamenti barocchi e, per alcuni, vaniloquenti. 
La prima parte comincia all'insegna della musica dei menestrelli, ma la seconda parte si avventura in meandri spirituali. 
Il canto di Anderson può essere pretenzioso ma la musica che lo accompagna è sempre fresca, coesiva, scattante.
Anche dopo quarantasei anni.