Penso che questa campagna elettorale si differenzi da tutte quelle che ho visto in precedenza, dal 1976, quando ho votato la prima volta, soprattutto per:
- l’assurdo dibattito di questa campagna elettorale,
- il bruttissimo miscuglio di violenza e rappresaglie che sta alimentando.
Ragione di più per
cominciare a preoccuparsi un po’ del futuro di questo Paese, prendeeeendosi
qualche responsabilità:
- potete votare per chi volete,
- anche decidere di non andare a votare.
Per questo senza dire
cosa votare, o se andare a votare, sintetizzo in 6 punti come decidere se
votare e cosa votare.
Ne esce un semplice e
pratico vademecum su come si vota:
- non solo oggi, il prossimo 4 marzo;
- sempre, ogni volta che si è chiamati a votare.
Destinato agli
elettori più
- confusi,
- o emotivi.
Non l’ho scritto io,
mi sono semplicemente limitato a ridurre all’osso le condivisibili parole, ho
sempre votato così di Francesco Cundari:
- Nato a Roma nel 1978, bocciato due volte al liceo, non ha dato miglior prova all'università.
- Ha lavorato nel carcere di Regina Coeli (una cosa complicata), nella federazione romana dei Ds (addetto stampa), nella migliore gelateria di Roma (operaio banconista), in un sacco di altri posti.
- Come giornalista, ha cominciato nel 2002 al Riformista di Antonio Polito, nel 2006 è passato al Foglio.
- Non si considera un giornalista di sinistra, ma una persona di sinistra che fa il giornalista.
Punto 1 – Pensare alle Conseguenze
Le elezioni politiche, in un Paese democratico:
- non sono un concorso di bellezza,
- non sono Miss Italia,
- non sono Sanremo.
La domanda non è:
- quale delle forze politiche in gara corrisponda meglio alla vostra idea di forza politica ideale;
- quale dei loro programmi vi venga voglia di cantare sotto la doccia.
Non si tratta:
- dei vostri gusti,
- delle vostre passioni,
- dei vostri sogni di bambino,
- delle vostre idiosincrasie.
Quale, leader, ministro, forza politica,
produca al vostro animo/fisico, qualsivoglia genere di
irritazione, profondo rodimento o leggero prurito,
semplicemente, non è, e non dovrebbe essere, oggetto del dibattito.
Oggetto del dibattito
dovrebbero essere solo ed esclusivamente le conseguenze concrete, per la
collettività, del prevalere dell’uno o dell’altro schieramento.
Punto 2 – Prendersi una Responsabilità
Ciò di cui dovreste
avere una seppur minima cognizione è che, nel momento in cui decidete:
- di andare o non andare a votare,
- di votare per questo o per quel partito,
- qualunque cosa decidiate di fare, che vi piaccia o no,
vi state assumendo
una responsabilità nei confronti
della collettività.
Prima di tutto nei confronti di coloro che questo diritto non ce l’hanno:
- sia in senso stretto (stranieri o minori, per esempio),
- sia in senso lato (tutte quelle minoranze che, pur godendo formalmente di tutti i diritti civili e politici, sono spesso e per varie ragioni in condizione di esercitarli solo parzialmente).
Punto 3 – Irrilevanza dell’Occasionale dichiarazione
Per le ragioni di cui
ai punti 1 e 2, l’occasionale dichiarazione, più o meno infelice:
- pronunciata dal singolo candidato del partito X,
- dal leader in persona del suddetto partito X (salvo che non si tratti di formale dichiarazione di guerra),
non è rilevante, non conta, non interessa.
La scelta fondamentale che l’elettore è chiamato a compiere per indirizzare la politica nazionale non può essere il risultato casuale di una sorta di contabilità incrociata delle scemenze dette dall’uno e dall’altro, in una sorta di torneo a eliminazione della fregnaccia.
Punto 4 – Valutare il Fatto e il Detto
L’unico modo
razionale di affrontare la responsabilità del voto è valutare:
- che cosa hanno fatto negli ultimi cinque anni di legislatura le forze politiche che hanno guidato il Paese, sulle questioni fondamentali,
- che cosa su ciascuna di tali questioni hanno fatto, detto o promesso le forze politiche di opposizione.
Questioni fondamentali come, ad esempio:
- riforma della scuola,
- riforma del lavoro,
- 80 euro alle unioni civili,
- battaglia per la flessibilità in Europa,
- gestione comune dell’immigrazione,
- …
Tutto il resto:
- quale grado di simpatia ispiri in voi questo o quel candidato,
- quanto il tale o il tal altro partito abbia deluso voi o i vostri bisnonni negli ultimi trecento anni,
- quanto vi piaccia o invece vi dispiaccia il modo di parlare, vestire o pettinarsi del leader
come già detto, non è
rilevante, non conta, non interessa.
Punto 5 – Utile Discutere
Dire che è inutile
discutere perché tanto in queste elezioni non si decide niente, per via:
- della legge elettorale che non darà la maggioranza a nessuno,
- del fatto che tanto i politici se ne fregano e decidono di testa loro comunque,
- del fatto che tanto i politici non contano niente e decidono tutto le banche, le multinazionali o la massoneria,
è una scemenza, una
balla, ma soprattutto un modo di sfuggire al punto 2, prendersi una
responsabilità
Penso che il dovere di ognuno sia di interessarsi e partecipare.
Punto 6 – Utile ogni Voto
L’indiscutibile
verità del punto 5 (le elezioni sono sempre decisive) è ancor più certa e
indubitabile quando (come oggi) appare probabile che dal voto non esca una
maggioranza predefinita.
Se si formerà un
governo e quale indirizzo avrà, dunque cosa deciderà in materia di:
- diritti sociali e civili,
- tasse e sanità,
- sicurezza e immigrazione,
dipenderà da
equilibri parlamentari sottilissimi, dove il valore marginale del singolo voto
a questa o quella forza politica sarà più alto che mai.
Buon voto!
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