venerdì 23 febbraio 2018

Come si vota? Vademecum in 6 punti


Penso che questa campagna elettorale si differenzi da tutte quelle che ho visto in precedenza, dal 1976, quando ho votato la prima volta, soprattutto per:

  • l’assurdo dibattito di questa campagna elettorale,
  • il bruttissimo miscuglio di violenza e rappresaglie che sta alimentando.

Ragione di più per cominciare a preoccuparsi un po’ del futuro di questo Paese, prendeeeendosi qualche responsabilità:
  • potete votare per chi volete,
  • anche decidere di non andare a votare.
Per questo senza dire cosa votare, o se andare a votare, sintetizzo in 6 punti come decidere se votare e cosa votare.

Ne esce un semplice e pratico vademecum su come si vota:
  • non solo oggi, il prossimo 4 marzo;
  • sempre, ogni volta che si è chiamati a votare.
Destinato agli elettori più
  • confusi,
  • o emotivi.
Non l’ho scritto io, mi sono semplicemente limitato a ridurre all’osso le condivisibili parole, ho sempre votato così di Francesco Cundari:
  • Nato a Roma nel 1978, bocciato due volte al liceo, non ha dato miglior prova all'università.
  • Ha lavorato nel carcere di Regina Coeli (una cosa complicata), nella federazione romana dei Ds (addetto stampa), nella migliore gelateria di Roma (operaio banconista), in un sacco di altri posti.
  • Come giornalista, ha cominciato nel 2002 al Riformista di Antonio Polito, nel 2006 è passato al Foglio.
  • Non si considera un giornalista di sinistra, ma una persona di sinistra che fa il giornalista.

Punto 1 – Pensare alle Conseguenze
Le elezioni politiche, in un Paese democratico:
  • non sono un concorso di bellezza,
  • non sono Miss Italia,
  • non sono Sanremo.

La domanda non è:

  • quale delle forze politiche in gara corrisponda meglio alla vostra idea di forza politica ideale;
  • quale dei loro programmi vi venga voglia di cantare sotto la doccia.
Non si tratta:
  • dei vostri gusti,
  • delle vostre passioni,
  • dei vostri sogni di bambino,
  • delle vostre idiosincrasie.

Quale, leader, ministro, forza politica,
produca al vostro animo/fisico, qualsivoglia genere di irritazione, profondo rodimento o leggero prurito,
semplicemente, non è, e non dovrebbe essere, oggetto del dibattito.


Oggetto del dibattito dovrebbero essere solo ed esclusivamente le conseguenze concrete, per la collettività, del prevalere dell’uno o dell’altro schieramento.

Punto 2 – Prendersi una Responsabilità

Ciò di cui dovreste avere una seppur minima cognizione è che, nel momento in cui decidete:
  • di andare o non andare a votare,
  • di votare per questo o per quel partito,
  • qualunque cosa decidiate di fare, che vi piaccia o no,
vi state assumendo una responsabilità nei confronti della collettività.


Prima di tutto nei confronti di coloro che questo diritto non ce l’hanno:
  • sia in senso stretto (stranieri o minori, per esempio),
  • sia in senso lato (tutte quelle minoranze che, pur godendo formalmente di tutti i diritti civili e politici, sono spesso e per varie ragioni in condizione di esercitarli solo parzialmente).

Punto 3 – Irrilevanza dell’Occasionale dichiarazione

Per le ragioni di cui ai punti 1 e 2, l’occasionale dichiarazione, più o meno infelice:
  • pronunciata dal singolo candidato del partito X,
  • dal leader in persona del suddetto partito X (salvo che non si tratti di formale dichiarazione di guerra),
non è rilevante, non conta, non interessa.


La scelta fondamentale che l’elettore è chiamato a compiere per indirizzare la politica nazionale non può essere il risultato casuale di una sorta di contabilità incrociata delle scemenze dette dall’uno e dall’altro, in una sorta di torneo a eliminazione della fregnaccia.

Punto 4 – Valutare il Fatto e il Detto

L’unico modo razionale di affrontare la responsabilità del voto è valutare:
  • che cosa hanno fatto negli ultimi cinque anni di legislatura le forze politiche che hanno guidato il Paese, sulle questioni fondamentali,
  • che cosa su ciascuna di tali questioni hanno fatto, detto o promesso le forze politiche di opposizione.

Questioni fondamentali come, ad esempio:
  • riforma della scuola,
  • riforma del lavoro,
  • 80 euro alle unioni civili,
  • battaglia per la flessibilità in Europa,
  • gestione comune dell’immigrazione,
  •  


Tutto il resto:
  • quale grado di simpatia ispiri in voi questo o quel candidato,
  • quanto il tale o il tal altro partito abbia deluso voi o i vostri bisnonni negli ultimi trecento anni,
  • quanto vi piaccia o invece vi dispiaccia il modo di parlare, vestire o pettinarsi del leader
come già detto, non è rilevante, non conta, non interessa.

Punto 5 – Utile Discutere

Dire che è inutile discutere perché tanto in queste elezioni non si decide niente, per via:
  • della legge elettorale che non darà la maggioranza a nessuno,
  • del fatto che tanto i politici se ne fregano e decidono di testa loro comunque,
  • del fatto che tanto i politici non contano niente e decidono tutto le banche, le multinazionali o la massoneria,
è una scemenza, una balla, ma soprattutto un modo di sfuggire al punto 2, prendersi una responsabilità


Penso che il dovere di ognuno sia di interessarsi e partecipare.

Punto 6 – Utile ogni Voto

L’indiscutibile verità del punto 5 (le elezioni sono sempre decisive) è ancor più certa e indubitabile quando (come oggi) appare probabile che dal voto non esca una maggioranza predefinita.

Se si formerà un governo e quale indirizzo avrà, dunque cosa deciderà in materia di:
  • diritti sociali e civili,
  • tasse e sanità,
  • sicurezza e immigrazione,
dipenderà da equilibri parlamentari sottilissimi, dove il valore marginale del singolo voto a questa o quella forza politica sarà più alto che mai.


Buon voto!

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